I Cardinals non finiranno mai di convincermi.
Il loro pitching staff non finirà mai di convincermi.
Nonostante Waino, immortale, e le buone prestazioni dell’Imperatore, parte fondamentale del futuro di questa franchigia. In attesa ovviamente del ritorno di Jake Flaherty.
L’arrivo di Arenado, nella scorsa offseason, ha portato entusiasmo e un po’ di vivacità nel lineup, oltre a prestazioni fantascientifiche nell’hot corner.
Eppure non riesco a vederli mai come una seria contender.
Poi penso a Paul Goldschmidt. Reduce da una striscia di 25 partite consecutive con una valida.
La slash line è irreale .343/.423/.608. L’ OPS è di 1.038, l’OPS+ di 196. Il tutto a 34 anni. Non vincerà l’MVP. I suoi numeri si normalizzeranno. Perché il Baseball è il normalizzatore per eccellenza.
E I Cardinals non vinceranno nemmeno quest’anno.
Ma noi abbiamo il dovere di celebrarlo, perchè è uno dei giganti di questo gioco.
Come Joey Votto che, nonostante una carta d’identità ormai piuttosto ingiallita e un inizio di stagione non certo scintillante, condizionato anche da un infortunio, resta un giocatore incredibile. Con la valida battuta nel primo inning della sfida con Washington ha superato Barry Larkin nella classifica all-time dei Reds per doppi, portandosi al secondo posto dietro all’irraggiungibile Pete Rose.
In una delle ultime puntate di 108 con Emiliano abbiamo provato a stilare il power ranking del primo quarto di stagione. Parlando degli Angels, e del loro ottavo posto, avevo detto di come quella scelta fosse dettata più dalla paura di venir tradito per l’ennesima volta da una fidanzata decisamente sbagliata che dal loro infinito potenziale. Da quel momento sono arrivate 12 sconfitte consecutive. Per una volta la sensazione del disastro ha prevalso sull’entusiamo.
Priama Taillon. Poi Cole. Infine Savy. I primi due hanno sfiorato il perfect game. Prima coppia di lanciatori in giorni consecutivi ad arrivare oltre il 7o con una prestazione ancora perfetta. Il terzo ha lanciato una partita pazzesca. Nel frattempo a San Diego Musgrove sfiorava la seconda no-hitter in carriera dopo quella di 12 mesi fa mentre Efelin, a Philadelphia, polverizzava il lineup degli Angels. Tutto questo in 48 ore. Saranno le palline, gli umidificatori, le cavallette.
Resta comunque qualcosa di pazzesco.
Capitolo umpire. Siamo alla follia. Ed il problema non sono tanto le chiamate sbagliate quanto il loro effetto. Sta venendo completamente meno la fiducia. Che mi sembra l’aspetto più significativo e pericoloso, di tutta la discussione. Il risultato sono siparietti imbarazzanti un giorno sì e l’altro pure che non fanno certo bene all’immagine della lega.
Di Hunter Green abbiamo già avuto modo di parlare. Per la quantità spropositata di fast-ball oltre le 100 mph e per una no-hitter combinata che non è bastata ai Reds per avere la meglio su Pittsburgh. Ieri sera il fenomeno da Notre Dame ha piazzato un’altra gemma lanciando un SHo complete game, chiuso con soli 21 battitori affrontati (la partita si è conclusa al 7o causa maltempo). Il minimo possibile.
Nessuna hard-hit concessa.
In 12 delle 25 occasioni in cui i battitori di Arizona hanno provato a colpire la sua fastball sono andati a vuoto mentre l’unica valida è arrivata con un bunt al primo battitore affrontato (seguita immediatamente da un doppio gioco). Cincy non è competitiva e questo è stato chiaro fin dal giorno uno.
E’ altrettanto evidente però che ogni volta che sul monte sale Green valga la pena accendere la TV e godersi lo spettacolo.
Pure Dominance!