Andy Hawkins ha giocato per gli Yankees tra il ‘89 ed il ‘91.
A molti di voi questo nome dirà pochissimo. Lanciatore destro di Waco, Texas, fu scelto dai Padres con cui giocò dall’82 all’88, per poi passare nel Bronx e chiudere la carriera in maglia A’s nel ’92.
84-91 il record overall con una ERA di 4.22
La sua miglior stagione fu quella dell’85 in cui vinse 10 partite consecutive, il primo a riuscirci dall’introduzione delle division nel ’69, mentre nell’86 nessun lanciatore partente collezionò più no decision del nativo del Lone Star State con 18.
Ad oggi è l’unico pitcher della storia dei Padres ad aver vinto una partita delle WS, gara 2 con i Tigers nel 1984, ma l’accomplishment per cui viene ricordato, e che è quello che più ci interessa, è la più incredibile no-hitter, o presunta tale, lanciata in oltre 150 anni di storia.
Estate 1990. Chicago, Old Comiskey Park.
Siamo poco dopo la metà di una lunga decade in cui i Bombers vedranno i playoff solo dal divano. Per la precisione 13 anni. Dal 1982, nel ’81 NY perde le WS con LAD, al 1995, anno in cui New York verrà sconfitta nelle division series da Seattle salvandone, involontariamente, l’esistenza. Nel ’96 arriverà poi nel Bronx Derek Jeter, rimettendo gli Yankees al loro posto nelle gerarchie della Major League Baseball.
Ma questa è un’altra storia.
Torniamo a Chicago. E’ il 3 Luglio, Hawkins ha rischiato il taglio qualche settimana prima, salvato solo dall’infortunio di Mike Witt e da tre quality start consecutive che lo rimettono nella rotazione dei partenti. Nella Windy City fa caldo e, come sempre, c’è vento. Vento che diventa il miglior alleato di Hawkins e tiene incredibilmente in campo una bomba di Sammy Sosa. Sì Sammy Sosa, quello dei 598 HR in carriera e dell’incredibile sfida con Big Mac nell’estate del ’96.
Per sette inning il texano tiene botta. Induce 17 whiffs e la partita resta sullo 0-0. Due pop all’inizio dell’ottavo portano Hawkins a 4 out dalla storia. Qui però gli Yankees crollano. Un errore del 3B Mike Blowers permette a Sosa di arrivare salvo in 1a. Poi due basi ball consecutive. 3 on 2 out. Abbiamo detto del vento e del fatto che quegli Yankees fossero tutt’altro che irresistibili. Leyritz sbaglia quella che per un esterno sinistro di ruolo, pur con tutte le difficoltà del caso, sarebbe una routine play. Entrano tre punti. Incredibilmente, nel turno di battuta successivo, la storia si ripete, questa volta all’esterno destro, dove pure starebbe giocando uno dei migliori nel ruolo, Jesse Barfield. Routine play, palla che esce dal guanto e 4 punto che entra.
Il vento, il sole, una decade maledetta. La pena del contrappasso per chi aveva vinto troppo in passato.
Nonostante questo caos assoluto la no-hitter è ancora salva.
E tale resterà.
Perché Hawkins riesce finalmente a chiudere l’ottavo inning.
8ip 0H 0ER 4R
Nella parte alta del nono poi NY gira a vuoto.
Come per tutta la partita.
Come per tutta la stagione.
Sulla prestazione di Hawkins, e la legittimità della no-hitter, ci saranno infinite discussioni negli anni perché il partente degli Yankees non si ripresenterà sul monte nella nona ripresa, essendo in trasferta e sotto nel punteggio.
Una controversia che a noi, oggi, non interessa minimamente.
La prestazione di Hawkins viene considerata ancora oggi, unanimemente, la più incredibile delle no-no mai lanciate.
Almeno fino a ieri sera.
Non è mia intenzione paragonare qualsivoglia versione penosa degli Yank’s agli attuali Reds. Un team imbarazzante, gestito in modo tragico. Ma quando fai schifo la buona sorte tende a girarti le spalle. Ieri come oggi. Ed allora, nel pomeriggio in cui il tuo top prospect, Hunter Green, fin qui celebrato ma regolarmente bastonato, mette insieme la prestazione che può valere una carriera tu perdi, giustamente, 1-0 contro i Pittsburgh Pirates.
Non esattamente gli Yankees degli anni ’20.
E lo fai senza concedere nemmeno una valida.
Come quel pomeriggio a Chicago.
Come solo altre cinque volte nella storia, prima di ieri sera.
E non so nemmeno se tra trent’anni ripenseremo a questa partita come oggi facciamo con quella di Hawkins.
Semplicemente
It is What It is