Kirknewton, West Lothian, è un villaggio scozzese dall’atmosfera molto chiusa che si sviluppa sulla Main Street dall’incrocio con la B7031 al vecchio cantiere navale nel centro del paese, di base un insieme di edifici a uno e due piani. All’estremità occidentale del villaggio si trova la stazione ferroviaria di Kirknewton, ufficialmente conosciuta come stazione ferroviaria di Midcalder fino al 1982. Dove la B7031 attraversa la linea ferroviaria all’estremità occidentale della stazione c’è un passaggio a livello.
A circa un miglio di distanza da quella zona c’è Whitemoss, area dove risiede la Royal Air Force Kirknewton (RAF) e con essa il 661 Volunteer Gliding Squadron. Aviazione militare quindi.
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale la RAF Kirknewton era principalmente una stazione radar che si occupò della formazione e dell’addestramento dello Squadrone N. 289 della RAF (formato lì come unità di cooperazione antiaerea il 20 novembre 1941). Nel giugno 1943, la RAF Kirknewton fu teatro di un eccezionale atto di coraggio quando l’ufficiale Peter Guy Ottewill salvò due aviatori da un Bristol Beaufighter in fiamme, guadagnandosi una George Medal (la Croce di Giorgio, istituita da Re Giorgio VI nel 1940).
La RAF Kirknewton fu anche utilizzata come campo di prigionia temporaneo per ufficiali tedeschi durante la guerra, mentre questi erano in attesa di essere trasferiti negli Stati Uniti. Dal 1952 al 1966, Kirknewton ospitò diverse piccole unità dell’aeronautica statunitense incaricate di fornire servizi radio mobili in Gran Bretagna. Queste unità erano composte da circa 500 membri del personale di servizio americano che furono incaricati dell’intercettazione di segnali vocali e Morse, compreso il traffico navale militare e commerciale, dando priorità ai segnali che coinvolgevano il radar sovietico e le operazioni aeree. L’aeroporto tornò poi sotto il controllo del Regno Unito alla fine degli anni ’60.
Proprio a Kirknewton, con l’arrivo degli americani in Scozia durante la guerra, arrivò anche il baseball.
Kirknewton dista poco più di mezz’ora di macchina da Edimburgo e fu nella capitale scozzese che il movimento del baseball nazionale trovò il modo di svilupparsi e di crescere nel corso degli anni. Qui, nel 1986, sono nati gli Edinburgh Diamond Devils, che in origine si chiamavano Edinburgh Royals. Essendo una delle squadre coinvolte nella prima edizione della Scottish League, i Devils hanno goduto di una lunga e ricca storia.
Il primo successo in campionato arrivò nel 1991, due anni dopo che i “Royals” diventarono i “Reivers” con la squadra che vinse il suo primo campionato scozzese. Il 1992 la squadra riuscì a ripetersi sigillando il secondo titolo di campione e diventando la prima squadra nella storia della lega a bissare il successo nazionale; nello stesso anno ci fu l’allargamento del progetto con la creazione della prima squadra giovanile del club, i Blue Jays.
Verso la metà degli anni Novanta, Glasgow e Dundee emersero come potenze nazionali del baseball; tuttavia il 1995 vide un cambiamento significativo nelle fortune della squadra di Edimburgo. Il direttore generale di lunga data, Donald Brotchie, si ritirò dal baseball e l’allenatore delle giovanili Nick Clark assunse l’incarico di manager. Venne assemblata una super squadra che per la prima volta in tre anni tornò al successo nazionale, vincendo anche il torneo della Coppa di Scozia. L’apice della gloria venne raggiunto quando i Blue Jays vinsero il primo titolo della Scottish Junior League con un record di 10-0. Il 1995 sarà per sempre ricordato come l’anno in cui l’organizzazione di Edimburgo girò l’angolo emergendo come uno dei più grandi club di baseball della Gran Bretagna.
Nel 1999 a Edimburgo venne creato un nuovo team di rugby, chiamato anch’esso Reivers. Così per evitare di confondere le cose il club di baseball cambiò nome in Edinburgh Diamond Devils e lasciò la Scottish League per unirsi alla British Baseball League – Division 1 come prima squadra scozzese.
La costanza e il duro lavoro pagarono i dividendi con la promozione nella massima serie del baseball britannico, la BBF Premier Division. Inoltre, i Devils di quegli anni, completarono le fila della nazionale di baseball scozzese con ben 15 convocazioni per affrontare l’Inghilterra nell’incontro allestito al Meadowbank Stadium di Edimburgo. Anche se sconfitto per 11-13, il Team Scotland ebbe modo di riscuotere una straordinaria partecipazione, con quasi 1.000 fan che si presentarono alla partita. Il 1999 registrò l’espansione del programma giovanile della squadra per incorporare un campionato a quattro squadre all’interno della città e uno schema di sviluppo scolastico chiamato “Pitch, Hit and Run” che insegnava il baseball ai bambini di 17 scuole in tutta Edimburgo.
Nel 2000 i Devils riuscirono a resistere ad una durissima stagione di baseball nella Premier League. L’annata però si concluderà con una gloriosa vittoria di Team Scotland sull’Inghilterra col punteggio di 18-5 nell’annuale “internazional”. Ma il fatto più entusiasmante del baseball in Scozia è stato quello relativo alla qualificazione per il C.E.B. (Confederation of European Baseball) nel 2001, Torneo della Coppa delle Coppe giocato a Praga. Di fatto, la prima volta in assoluto che una squadra scozzese partecipò ad una competizione europea. Questa sarà la spinta più significativa per il baseball scozzese nella sua storia, avvenuta principalmente grazie al supporto offerto dai Devils e grande motivo di orgoglio per il club della capitale.
Il club di Edimburgo ha tre squadre senior: i Diamond Devils, i Cannons e i Giants. Tutte le squadre si allenano insieme e giocano le partite casalinghe al Warriston Playing Fields vicino al Royal Botanic Garden di Edimburgo. Il loro campo di gioco però, viene chiamato in un altro modo: “Bobby Thomson Field”, in onore dell’ex major leaguer nato in Scozia.
Bobby Thomson, detto anche “Staten Island Scot”, è ricordato come The Giant Hero.
Il 3 ottobre 1951, nella terza partita della serie playoff (di tre partite) contro i Brooklyn Dodgers, l’outfielder dei New York Giants Robert Brown “Bobby” Thomson fece esplodere un home run roboante, ricordato come “the shot heard ‘round the world” (il colpo sentito in tutto il mondo). Con quella battuta Thomson distrusse la curva lanciatagli dal destrorso Ralph Branca e dopo oltre settant’anni da quella tremenda bastonata da 3 punti, il colpo di Thomson rimane tra i più famosi fuoricampo nella storia del baseball. L’esterno sinistro dei Dodgers, Andy Pafko, vicino al muro guardò la palla uscire incredulo. I Giants erano elettrizzati; i Dodgers erano al tappeto. La rivalità…
“The Giants win the pen-nant, the Giants win the pen-nant, the Giants win the pen-nant!” – Urlava entusiasta Russ Hodges, radiocronista dei Giants, mentre qualche milione di tifosi ascoltava la voce gracchiante con l’orecchio attaccato ai dispositivi. Mentre Thomson girava intorno alle basi trottando nell’immortalità del baseball.
I New York Giants avanzarono alle World Series, ma davanti a loro si presentò la powerhouse degli Yankees pronti a vincere la terza Fall Classic consecutiva. Alimentati dai lanci stellari di Eddie Lopat, Vic Raschi e Allie Reynolds, e dai colpi dei futuri Hall of Famer Phil Rizzuto, Joe DiMaggio, Yogi Berra e Johnny Mize, gli Yankees, dopo essere stati sotto di due partite a una, vinsero tre incontri di fila e spezzarono il cuore dei Giant.
Cuore letteralmente infiammato da quel fuoricampo di Thomson che aveva fatto sognare i Giganti di New York.
Il 3 ottobre 1951 è la data che per via di quel colpaccio di Thomson segnerà l’apice del baseball made in Scotland e che a New York è rimasta negli annali. A proposito di New York, quello stesso giorno (a Saint Paul nel Minnesota) nacque un bambino: i genitori lo chiamarono David Mark, di cognome faceva Winfield…
@AlexCavatton sport addicted dal 1986
Amministratore di Chicago Bears Italia
Penna di Huddle Magazine dal 2018
Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio
Autore dei progetti editoriali:
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