Nats are Back!

All’inizio della stagione 2019 nessuno avrebbe immaginato i Nationals sul tetto del mondo. Non dopo aver perso un fenomeno come Bryce Harper in free agency, scappato a Phila in cerca di (vana) gloria. Non dopo aver iniziato la stagione con un record di 19 vittorie e 31 sconfitte. Non dopo essersi trovati ad un passo dall’eliminazionie con i Brewers in quella roulette russa che sono i  wild card round. Non dopo aver dovuto affrontare in serie Dodgers, favoritissimi, e Cardinals, lanciatissimi. Non dopo aver perso 3 partite consecutive in casa, con la consapevolezza di dover tornare a Houston per affrontare due ace del calibro di Cole e Verlander in serate consecutive.

Per restare vivi prima e vincere poi.

Il fuoricamopo al 7° inning di gara 7 di un mestierante del diamante come Howie Kendrick ha riscritto la storia, regalando il primo titolo ai Nats, nati nel 2005 dalle ceneri dei Montreal Expos.

Il 2020 è stato un anno particolare per la squadra della capitale. Non solo e non tanto per una pandemia che ci ha consegnato un campionato ridotto, facendo venire meno il principio fondamentale dell 108 cuciture per cui i valori escono alla lunga, ma per la totale impossibilità di gestire una situazione in continuo divenire.

Che gli auspici non fossero dei migliori è stato chiaro fin dall’opening day, quello in cui avremmo dovuto gustarci la sfida tra Mad Max ed il nuovo ace dei Bombers Gerrit Cole e che, preceduto dalla notizia della positività di Juan Soto, si è chiuso al 6° inning sotto un diluvio universale con la vittoria degli Yankees.

L’infortunio di Strasburg, l’involuzione di Corbin, le prime 15 partite perse da Soto, un bullpen inaffidabile e tutti i problemi già citati legati ad un 2020 che definire particolare sarebbe eufemistico hanno fatto deragliare fin dal principio una stagione che ha visto chiudere i capitolini al 4° posto nella NL East con un record di 24-36.

Non il miglior modo per celebrare il primo titolo a DC da quello del 24 dei Senators di Walter Johnson.

Archiviata la delusione il front office dei Nats si è messo al lavoro in questa offseason con due obbiettivi ben precisi in testa: pensare al dopo Zimmerman, primo giocatore scelto nella storia della franchigia, e cercare di rafforzare il bullpen, già punto debole nella folle corsa al titolo del 2019. L’arrivo di Lindor ai Mets e una NL sempre più competitiva hanno aggiunto ulteriore motivazione ad un front office conscio di essere a qualche right move dal far tornare Washington competitiva ai massimi livelli.

Per la prima base si è puntato forte su Josh Bell il cui percorso, nelle ultime due stagioni, ha rispecchiato l’andamento della squadra per cui difenderà il sacchetto di prima base: un 2019 da urlo seguito da un deludente 2020.

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Per averlo Mike Rizzo ha sacrificato due giovani lanciatori Will Crowe e Eddy Yan. Inutile dire che si sono viste trade peggiori per quello che, potenzialmente, ha tutte le carte per essere un all star. Servirà però ritrovare quella disciplina e continuità al piatto che ne avevano rellentato la crescita prima di un magico 2019 chiuso con 37 HR. La scorsa stagione, caratterizzata anche da qualche problema fisico, ha riportato sulla terra  Bell che ha battuto soli 8 HR con una BA di .226, la più bassa in carriera.

Tralasciando il mio amore incodizionato per Josh il fit con i Nats sembra essere totale. Come dichiarato da Rizzo Washington era alla ricerca di un 1a base che potesse portare potenza nel lineup e, al netto dei problemi dell’ultima stagione, il 2019 del texano, sotto contratto fino al 2022 per l’irrisoria cifra di 4 mil, non poteva essere trascurato o dimenticato così velocemente.

Low Risk, High reward.

I Nationals, come detto, avevano però bisogno di dare una sistemata anche al bullpen che, nonostante i rinforzi della scorsa offseason, nelle 60 partite di stagione regolare ha chiuso al 23° posto per ERA e FIP, con la seconda che è la sorella intellingente della prima.

La firma di Brad Hand, rilasciato da degli Indians sempre più in rebuilding mode, ha portato in casa Nats un closer di altissimo livello. 3 volte All-Star, l’ultima nel ‘19, il rilievo mancino nella scorsa stagione ha lanciato 22 inning ottennendo 16 salvezze con una WHIP di 0.77, una FIP irreale di 1.37 e un k/9 di 11.3. La slider (usage 50%) è la fatality di Hand a cui combina una fastball (usage 35%) che lo rende praticamente ingiocabile, come ci conferma il 96° percentile in cui si trova per xWoba, xERA ed xBA.

Questa aggiunta, insieme al recupero di Doolittle, alle buone sensazioni lasciate dal trio Rainey-Finnegan-Suero e alla speranza di riavere un Hudson a livelli presentabili, dovrebbero garantire quell’affidibilità necessaria per sfruttare al meglio un trio di partenti, Sherzer-Strasburg-Corbin, a cui non si può più chiedere l’impossibile.

Nella rotazione troverà spazio anche John Lester, firma dell’ultima ora a DC e che va a rimpolpare un pitching staff di altissimo livello ma che ha mostrato segni d’usura.

La fastball di Corbin ha perso velocità, Strasburg ha saltato tutta la scorsa stagione e bisognerà capire in che condizioni rientrà mentre il chilometraggio di Mad Max non potrà non incidere sull’utilizzo che Martinez ne farà in una stagione che si preannuncia da 162 partite. Lester è tutt’altro che di primo pelo. Personaggio meraviglioso, il suo saluto ai tifosi dei Cubs si è concretizzato in 5000 birre offerte, arriva a DC per dare qualità più che quantità. Annibal Sanchez ed i giovani Voth e Fedde dovrebbero, nell’immaginario di Rizzo, essere i giusti complementi per una rotazione che ha talento e profondità.

Washignton ha fatto i compiti a casa, Rizzo è andato sul mercato con idee chiare coprendo i need più evidenti della squadra e sacrificando il giusto. La NL oggi sembra essere di propietà dei Dodgers con i rivali divisionali di San Diego pronti ad approfittare di un eventuale passo falso degli Angelini. I Nats partono da dietro, insieme a Braves Cardinals e (forse) Mets , ma non partono battuti, contro nessuno. Non quando hai quel mostro a tre teste sul monte di lancio. Non quando hai talenti giovani come quelli di Soto,Turner e Robles a cui hai aggiunto mazze come quella di Bell o Kyle Schwarber, uno dei tanti “in fuga da Chicago”. Non quando a chiudere le partite puoi mandare sul monte uno dei migliori closer della lega.

Magari mi sbaglio ma… Nats are back!