Wild Thing

The Character of Success è il motto di Bryant University, ateneo privato nel Rhode Islands fondato nel 1863 e che nel 1967 grazie ad una donazione di Earl S.Tupper, l’inventore dei Tupperwear, trovò la sua sede definitiva sulle colline di Smithfiled dove si trasferì insieme all’arco sotto il quale gli studenti, come tradizione impone, passano ancora oggi alla fine del loro percorsono di studi.

Ma potrebbe anche essere la giusta sintesi della giovane carriera di James Karinchak, rilievo dei Cleveland Indians che ha appena completato una strordinaria rookie season e che nei Bulldogs di Bryant Universty ci ha giocato per tre anni prima di dichiararsi per il draft e venir scelto al 9° giro dalla franchigia dell’Ohio. Non certo il giocatore più atteso in uscita da un programma che fino al 2004 rivaleggiava in DII e che oggi compete nella NAC, non necessariamente la vostra conference di riferimento.

Nei suoi tre anni al college l’attuale #99 degli Indians è cresciuto esponenzialmente mettendo insieme numeri intriganti, seppur ad un livello di competizione non eccelso, suffcienti a convincere una squadra come gli Indians, alla costante ricerca di talenti grezzi da sviluppare per tenere competitiva una organizzazione che non vince un titolo dal 1949 e che, più per necessità che volontà, ha smantellato la squadra che arrivò vicinissima a vincere le World Series del 2016, ad investre una pick su di lui.

Eppure Karinchak, nonostante i dubbi legittimi che si possono avere per una scelta al 9° giro e dal pedigree discutibile ha convinto tutti fin da subito risalendo in acqua quattro all’interno del farm system di Cleveland, confermado il suo incredibile work-etic e la stessa capacità di mandare ai matti i battitori che lo caratterizzava già a 11 anni nella squadra della Little League di Walden, centro di 6000 anime nella contea di Montgomery, New York. Atteggiamentoed amore per il gioco che l’hanno guidato in tutto il suo percorso di crescita, prima a Central Valley HS e poi al college, spingendo il front office della franchigia dell’Ohio a scommettere su di lui nel draft del 2017 e a rinunciare in questa offseason, apparentemente “senza motivo”, a Brad Hand, uno dei migliori closer della lega.

I 5.1 inning lanciati nel 2019 sono stati un primo assaggio di Big League per il prodotto dei Bulldogs dopo poco più di due anni nelle minor league in cui il suo K/9, tra singolo/doppio e triplo A, era stato di 17,7 (155K in 79 riprese sul monte) ed il dominio sui battitori avversari assoluto.

La pazza stagione 2020, con le 60 partite e altrettante problematiche, ha “costretto” le franchigie di tutta la major a sperimentare maggiormente, dando maggior spazio ai prospetti. Gli Indians non hanno fatto eccezione e Karinchak ha avuto tempo e modo per crescere mostrando tutto il suo potenziale, diventando uno dei trascinatori della franchigia dell’Ohio in una corsa a degli insperati playoff dopo la delusione di soli 12 mesi prima.

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La prima metà di regular season è stata qualcosa di pazzesco. Poi, come spesso accade ai giovani lanciatori nel momento in cui al box iniziano a conoscerti meglio, è arrivato un calo di rendimento seguito però ad un ritorno alla normalità, quella di Karinchak, fatti di strike out, tanti (K/9 17,7), di pochi arrivi in base (WHIP 1,1), e di ancor meno punti subiti (FIP 1,52).

Per dare un idea più concreta del dominio sul monte di K99 viene sempre comodo dare un sguardo alle stats avanzate: il rilievo di Cleveland ha chiuso nel 98° percentile per xwOBA ed xERA, nel 100° per xBA, xSLG e K% e in tutte le categorie è risultato uno dei migliori lanciatori della lega.

L’arsenale del setup degli indiani è fatto di due lanci, fastball e curva, con uno usage praticamente identico ma con scopi differeti.

La 4-seamer serve per andare avanti nel conto e risulta particolarmente efficace per via del rilascio unico del rilievo che fa arrivare la palla dritto per dritto “accorciando i tempi” e rendendola quindi difficile da incontrare soprattutto se arriva nella parte alta della zona di strike.

Per mettere K i battitori Karinchak usa invece una curva che non avrà lo spin dei migliori, 30° percentile, ma risulta letale soprattuto contro i rhb contro cui sfrutta il movimento orizzontale del lancio che porta la palla lontana dal battitore. Tanto per darvi dei riferimenti l’xBA contro la curva  è di .114 e la xwBOBA di .218.

Come accennavo all’inizo del pezzo una delle prime mosse degli Indians in questa offseason è stata quella di rinunciare a Brad Hand, uno dei migliori closer della lega.

Una delle ragioni è sicuramente di tipo economico: gli Indians, da sempre, non hanno la forza per trattenere troppo a lungo le proprie stelle tanto che il prossimo della lista pronto con le valige in mano è Francisco Lindor, uno dei primi tre SS della lega. Non è da escludere che nel giro di qualche stagione la stessa sorte possa toccare a Karinchak, da un certo punto di vista nell’Ohio se lo augurano anche, prima però dovrà dimostrare di poter essere the next big thing sul monte del Progressive Fields.

Il front office evidentemente ci crede ed ecco perchè, soldi a parte, non ha esitato a liberare il ruolo di closer affidandolo nelle mani dell’ex 9a scelta. La prossima stagione, CBA permettendo, sarà quindi quella della verità per il rilievo che dovrà dimostrare di saper gestire la pressione di un ruolo, quello del closer, tra i più delicati del gioco, in cui il carattere, lo stesso che ha guidato a Karinchak da Walden fin in MLB, è condizione imprescindibile per il successo.