1° base con Alex: Dodgers campioni dopo 32 anni

Giovedì 20 ottobre 1988, vintage baseball. Orel Hershiser ha concluso una delle più grandi stagioni di sempre di un lanciatore partente portando a casa una delle vittorie più improbabili nella storia delle World Series. Ha lanciato un complete game concedendo solo 4 valide agli Athletics, 2 run subiti entrambi da parte di Stan Javier che aveva segnato gli RBI con un singolo e con un sac fly.

Mickey Hatcher ha sostituito lo zoppicante Kirk Gibson nell’esterno sinistro accendendo la scintilla dell’attacco e ha colpito il suo secondo fuoricampo nella serie con lo starter di Oakland Storm Davis. Una bastonata da 2 punti nel primo inning; notare che Mickey Hatcher aveva segnato solo un fuoricampo nell’intera stagione regolare del 1988.

Hershiser ha chiuso la sfida (decisiva) di Game 5 con 9K portando il titolo nella città degli angeli. 9, come gli stike di Blake Snell in Gara 6, 32 anni dopo. Una partita che il Cy Young 2018, con ogni probabilità, soffrirà per il resto della sua esistenza. Quantomeno fino a quando non riuscirà a redimersi vincendo una World Series. Solo, non per colpa sua.

Questo sentimento negativo che attanaglia il povero Snell nasce da una decisione scellerata di Kevin Cash. Il manager dei Tampa Bay Rays. L’allenatore fino a questo punto più astuto, più geniale. Dipinto da qualcuno come un guru delle rotazioni. Al quale bisogna riconoscere del merito per aver condotto i Rays fino alle finali. Al quale però, la dannata fortuna che gli ha permesso di giungere nelle magiche notti di ottobre ha voltato rovinosamente le spalle.

Nella mia idea personale di Cash, parlo di fortuna, e anche di demerito degli avversari in certi casi. Quando un manager affronta il lineup degli Yankees attuali e vince al meglio delle cinque chiudendo Game 5 con un tiratissimo 2-1 in cui quattro lanciatori si sono alternati per non consentire al battitore avversario di avere punti di riferimento, un pò di fortuna c’è. Specie considerando che i battitori affrontati sono slugger degni di nota alla Judge, alla Stanton o alla Torres. La stessa fortuna che si ripresenta nelle ALCS contro gli Astros: Tampa avanti 3-0 e Houston che rimonta tre partite forzando Gara 7. Poi vinta bene dai Rays, con Altuve e soci che si addormentano e si risvegliano nei pressi dell’ottavo inning quando ormai è troppo tardi.

La stessa fortuna che poi ha prodotto il walk-off di Gara 4: “Little bouncer in center field… HE FUMBLES THE BALL! The throw home is on tim- NO HE LOST IT! Here comes Arozarena and the Rays win it!” Tutto pazzesco ricordate?!

Non solo fortunato, ovviamente anche bravo a crederci, Cash. Ma alcune scelte estreme si sarebbero potute ritorcere contro, presto. E in Game 6, Kevin Cash ha voluto sfidare quella sorte benevola che lo aveva accompagnato abbracciandolo fino a questo punto del viaggio. Snell aveva performato in maniera leggendaria, concedetemelo. 73 lanci, 9K, 2 valide concesse e siamo solo a 5.2 inning di un dentro o fuori che vale la stagione.

Il buon Blake Snell ha DOMINATO il lineup di battitori più forte del campionato. Una di quelle batterie che nessun lanciatore vorrebbe trovarsi ad affrontare perchè, sotto uno via l’altro, contro delle mazze del genere non sono ammessi cali di concentrazione. Snell li aveva in pugno, pur concedendo la valida avrebbe trovato il modo di aggiustarsi. Invece Cash ha agito in maniera impulsiva, scatenando tutti i suoi feromoni della paura. Quelle particelle che Betts, Seager, Cody e gli altri ragazzacci dei Dodgers percepiscono come lo squalo che sente l’odore del sangue. La cattiveria agonistica nello sguardo di Snell si trasforma in delusione, frustrante abbandonare il ponte di comando quando stai navigando sapientemente in acque burrascose come quelle dell’oceano Pacifico. Per di più viaggiando sulla cresta dell’onda come un fuoriclasse assoluto.

Entra dunque un fenomenale Nick Anderson a rilievo. Medie in stagione encomiabili, ma i Dodgers sono caldi al punto giusto e piazzano 2 punti sul tabellone. Anderson da rilievo funziona, ma perchè così presto quando il tuo avversario, Dave Roberts, sta giocando un bullpen game?

Scatta la rimonta, i LAD mettono la testa avanti e si guarderanno bene dal commettere i soliti, stupidi errori. Roberts chiama Julio Urias. Che la chiude nei 2.1 inning finali. Zero valide, zero punti concessi, Urias salva la partita con 4 K coronando la grande stagione del suo mancino affilato. Intanto Mookie Betts (365 milioni di dollari molto ben investiti dai Dodgers), colpisce un moonshot home run nell’ottavo inning che mette sicurezza a Urias e gli regala quel run-support necessario alle battute finali.

I Los Angeles Dodgers tornano sul tetto del mondo dopo tre decadi e tante delusioni. Forse qualcuna di troppo. Una storia che, per come cominciata, non poteva trovare finale differente da quello andato in scena.

Corey Seager con 2 HR e 5 RBI nella serie, è nominato MVP. Sesto interbase di tutti i tempi a riuscire nell’impresa. Mentre Clayton Kershaw riceverà quell’anello che tanto ha meritato, per la straordinaria carriera e per le due splendide vittorie nelle World Series.

Il 2020 sembra essere l’anno buono per la città di Los Angeles, che con le World Series MLB bissa il successo dei Lakers in NBA. Ha vinto la squadra più forte, come da aspettative. Nulla da dire se non Congrats LA!

@AlexCavatton sport addicted dal 1986
Amministratore di Chicago Bears Italia
Penna di Huddle Magazine dal 2018
Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio

Autore dei progetti editoriali:
"Chicago Sunday - 100 anni di Bears"
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