La rivoluzione della Postseason 2020

Lo abbiamo ripetuto più volte sia in questa, che in altre sedi: il 2020 è un anno particolare per il baseball. Il ritardo dell’inizio della stagione, l’incertezza fino all’ultimo della sua durata ed altri fattori, hanno costretto il commissioner Rob Manfred a lavorare ad alcuni cambiamenti nel regolamento per favorire lo svolgimento del campionato di Major League Baseball.

Se c’era, quindi, un periodo per sperimentare nuove formule per il regolamento, questo era il momento giusto, e Manfred, bisogna riconoscerlo, ha cavalcato l’onda perfettamente.

I primi ritocchi sono arrivati a marzo, quando MLB e MLBPA si sono accordati sulla revisione degli stipendi per la stagione 2020, in quel momento di pausa vista la pandemia di SARS-CoV-2. Il cambiamento più rilevante arrivato in quel periodo, è stato l’inserimento del battitore designato in National League, uniformando così le due leghe dopo 47 stagioni.

Mentre il DH universale è stato accolto abbastanza bene da giocatori e tifosi, la seconda regola aggiunta in quegli accordi ha fatto storcere il naso a molta gente nel mondo del baseball. Quella del corridore in seconda base negli extra-inning, è una regola che è stata accolta in maniera più fredda dagli appassionati, che hanno denunciato la snaturalizzazione del giuoco. Quest’ultima, prevede l’inizio di tutti gli inning dopo il nono (o il settimo, dipende dai casi, ma ci arriveremo) con un corridore in seconda base, ovvero in posizione punto. Il giocatore che andrà a posizionarsi in base, sarà il terzo eliminato dell’inning successivo ed è sostituibile da un pinch-runner. In realtà la MLB aveva già testato questo cambiamento, come tanti altri, sui campi di Minor Leagues.

Più avanti con la stagione, altri cambiamenti sono stati aggiunti in funzione al miglior svolgimento di una stagione i cui tempi si prospettavano sempre più stretti (soprattutto dopo i primi casi di CoViD19 tra i giocatori e staff di Marlins e Phillies). Stiamo, ovviamente, parlando dei double-header da 7 inning e dell’espansione dei Playoff a 16 squadre.

Se le regole del DH universale e del corridore in seconda base sembrano sia qui per rimanere, i double-header da 7 inning ed i Playoff a 16 squadre, sono certamente figli di una stagione che è tutto l’opposto di una normale. L’accorciamento delle partite è stato visto come necessario da parte di tutti (più o meno) per preservarvare la salute dei giocatori che, in alcuni casi, vedevano un giorno libero ogni venti.

Per quanto riguarda i Playoff allargati, invece, il discorso è diverso e si fa un pochino più complicato. Dato per scontato che questa formula sia stata pensata solo ed esclusivamente per il 2020, il commissioner Rob Manfred si è espresso più volte favorevole ad un allargamento dei Playoff, e già prima della pandemia erano trapelate idee su un possibile cambiamento nel baseball di ottobre.

L’espansione prevede l’aggiunta di altre tre squadre per Lega alla post-season, passando dalle dieci negli anni precedenti, alle sedici di questa stagione. Tutte le squadre, quindi, giocheranno un turno di Wild-Card, che si svolgerà al meglio delle tre partite nello stadio di casa della formazione con il seed più alto. Il tabellone verrà composto in stile NBA, là dove la prima affronterà l’ottava, la seconda affronterà la settima, la terza se la vedrà con la sesta ed infine la quarta sfiderà la quinta. Le vincitrici delle Division avranno i primi tre posti (che verranno determinati in base al record della stagione regolare) mentre le altre cinque saranno le tre migliori seconde e le due migliori terze, in quest’ordine. Dopo il turno di Wild-Card, si procederà con le Division Series (al meglio delle cinque partite), Championship Series e World Series (entrambe le serie al meglio delle sette sfide). Se il primo turno si giocherà tutto negli stadi delle squadre dal seed più alto, l’altro cambiamento previsto per questa post-season è lo svolgimento di essa in campo neutro. Seguendo l’esempio di NBA ed NHL, la MLB ha deciso di creare delle bolle per prevenire gli spostamenti delle squadre ed evitare di esporre giocatori e staff a rischi di salute in un periodo così importante. I siti in cui si giocherà la postseason sono dunque il Dodgers Stadium (Los Angeles) e Petco Park (San Diego) per l’American League, Minute Maid Park (Houston) e Globe Life Field (Arlington, quest’ultimo che è stato scelto come stadio per la World Series) per la National League.

L’impressione che dei Playoff a sedici squadre possano essere spettacolari ed imprevedibili è sotto gli occhi di tutti, ed il fatto che le sfide non avranno giorni di pausa cambia parecchio le carte in tavola rispetto a quello che siamo abituati a vedere di solito. Nonostante ciò, il nuovo format ha portato con sè non poche discussioni avanzate da esperti e giocatori. Detto che, quasi tutti sono d’accordo che l’aumento delle squadre a 16 sia la giusta conclusione per una stagione pazza da 60 partite, la possibilità di rivedere un’espansione anche dal 2021 in poi è un’idea che a molti non piace. I giocatori in primis sembrano rifiutare questa ipotesi, in quanto sostengono che l’abbassamento della quota di partite necessarie al raggiungimento dei Playoff, ridurrebbe la voglia dei proprietari di creare un “super team” e quindi di spendere tanti soldi per i contratti nel mercato dei free agent. Poi ci sono i tradizionalisti, i quali essenzialmente dal 1969, anno di nascita della Championship Series, denunciano ogni espansione della post-season come innaturale per questo sport ed esaltano l’importanza della Regular Season da 162 partite, delle Division e della Pennant Race. Dall’altra parte invece ci sono i proprietari, favorevoli all’aumento delle squadre partecipanti ai Playoff, in quanto vedono incrementare la possibilità di vedere il loro team nella post-season e quindi l’aumento di introiti e la possibilità di investire una maggiore quantità di denaro là dove i mercati sono minori. Anche i tifosi sono entusiasti dell’espansione perchè ovviamente è sinonimo di maggior spettacolo, oltre al fatto di poter vedere la propria squadra anche ad ottobre nonostante sia arrivata terza nella Division.

Come tutti i cambiamenti, l’espansione dei Playoff ha i suoi pro ed i suoi contro; innanzitutto bisogna capire che, come dicevamo prima, questo è un anno di test per la MLB e quindi come tale bisogna prenderlo. La Lega ha preso, ormai, la via della rivoluzione, e questi cambiamenti, assieme alle voci di una possibile espansione a 32 squadre, ne sono sicuramente la prova. Quello dei Playoff sarà sicuramente uno dei temi che si discuteranno nei negoziati per il rinnovo del contratto collettivo tra Lega ed Associazione Giocatori previsto per il 2021.

La modalità con cui si svolgerà con questa postseason è sicuramente opinabile. Per quanto tutti saremmo galvanizzati nel vedere i Toronto Blue Jays eliminare i campioni dell’American League, i Tampa Bay Rays, bisognerebbe tutelare un po’ di più le squadre che si sono dimostrate superiori in stagione regolare. Rivedere il format e le modalità con cui le squadre si giochino il primo turno di post-season sarà sicuramente una priorità per i giocatori ed i manager. Nonostante ciò, l’aumento dello spettacolo che ci aspetta in questa post-season è parecchio eccitante e l’idea di avere una corsa alla Wild-Card più avvincente e la diminuzione delle partite senza significato a settembre nelle stagioni a venire, sono due motivazioni importanti per abbracciare questi cambiamenti, spesso visti con troppa freddezza dagli appassionati. Il baseball, come tutti gli sport, si deve evolvere. Questo non significa snaturalizzare il giuoco, ma renderlo più avvincente e moderno.

Non sappiamo dove andranno a finire i cambiamenti portati da questo imprevedibile 2020, se sono qui per restare o se si tornerà di nuovo indietro. Quello che è certo è che ci aspetta un ottobre coi fiocchi, e la squadra che arriverà fino in fondo, avrà il merito di essere campione del mondo tanto quanto lo hanno avuto quelle prima di lei.

Twitter: @bappeo
Nato e cresciuto nella provincia di Milano, attualmente vive a Berlino in Germania. Appassionato fin da piccolo di sport di ogni genere.
Nella stagione 2004 inizia a seguire attivamente le Major League di Baseball. Coincidenza vuole che quell' anno i Boston Red Sox spezzarono un digiuno dalla vittoria durato 86 anni, diventando così la sua squadra del cuore.

Autore della parte sui "miracle Mets" del 1969 nel progetto editoriale "Winners Out - Sport e gloria della New York anni 70" a cura di Alex Cavatton.