MLB Off Season: American League Central

La Stagione numero 150 di Major League Baseball si è conclusa e per le 30 Franchigie sparse per il Nord America è arrivato il momento di tirare le somme e guardare al prossimo anno con nuovi obiettivi e ambizioni.

Nelle prossime settimane cercheremo di analizzare quali possono essere gli orizzonti futuri per le squadre della Major League di Baseball basandosi sui risultati dell’anno appena terminato. 

Questa settimana è il turno della American League Central.

A conti fatti, nelle Twin Cities, non si può che guardare alla stagione 2019 con grande positività. Nel suo primo anno da capo allenatore di una squadra di MLB, Rocco Baldelli (fresco vincitore del premio “Manager Of The Year”, e che all’età di 38 anni diventa il più giovane di sempre a riuscire nell’impresa) è riuscito a riportare i Twins ai Play Off, vincendo un titolo di Division che mancava dal 2010 e portando il team a 101 vittorie (fatto che non accadeva dal 1965). Fa niente che la strada è stata subito interrotta, perché davanti c’erano degli Yankees troppo più forti.

Ripartono da questo i Twins, da un Eddie Rosario che sembra aver calzato alla perfezione il ruolo di star della squadra, da José Barrios che all’età di 25 anni dimostra di avere tutte le carte in regola per diventare un ottimo asso, da Sano, Buxton, Polanco, Kepler, e tutti gli altri giovani che devono ancora esordire (su tutti, Royce Lewis e Alex Kirilloff). 

Derek Falvey (President Of Baseball Operations) e Thad Levine (General Manager) vengono confermati dalla proprietà, che estende i loro contratti fino al 2024 a dimostrazione che la fiducia in questa organizzazione è parecchia. Il Front Office risponde subito con la riconferma di pedine importanti: oltre ai precedentemente estesi Kepler e Polanco, il club esercita l’opzione sul contratto di Nelson Cruz (12M) blindando il DH dominicano per un altro anno in Minnesota. Storia diversa invece quella che riguarda il monte; con Gibson, Perez e Pineda che entrano in free agency, le uniche certezze rimangono Berrios e Odorizzi (fresco di estensione annuale dopo aver accettato la Quality Offer da 17.8M).

Inutile dire che Minnesota proverà a confermare il primato nella Central anche nel 2020, per farlo dovrà cercare di tenere i suoi gioielli a nord e muoversi bene in Free Agency per mettere assieme una rotazione che possa sostenere un attacco produttivo (nel 2019 capace di segnare 268 Home Run, nuovo record della MLB) e, nel caso, una serie di Play Off.

A Cleveland l’esclusione dalla Post-Season (la prima dopo quattro partecipazioni ai Play Off consecutive) brucia parecchio. Gli Indians (93-69) dopo una partenza a rilento erano riusciti pian piano a riprendere posizioni in classifica, fallendo l’ingresso alla Wild Card ad un paio di giornate dalla fine della Regular Season. In questo senso lo scambio che ha portato Trevor Bauer a Cincinnati, sembrava aver dato gli innesti giusti ad un attacco che faceva una fatica assurda a segnare.

La domanda più grande che si fanno i tifosi della Tribe è se Francisco Lindor verrà scambiato prima dell’inizio della stagione o addirittura durante il 2020. La sensazione ad oggi è che possa rimanere in The Land, anche se le cose potrebbero cambiare da un momento all’altro (si parlava di New York Mets interessati all’interbase).

Se effettivamente Lindor dovesse restare, gli Indians lo farebbero punto focale del progetto, che coinvolge anche giovani interessanti. Oscar Mercado, Franmil Reyes, Aaron Civale, Shane Bieber, Zach Plesac, sono tutti giocatori sotto i 25 anni con un futuro roseo all’orizzonte.

Nonostante la stagione 2019 sia stata offuscata dagli infortuni, Corey Kluber sarà ancora un lanciatore degli Indians che esercitano l’opzione di 17.5M, declinando quella da 16M del seconda base Jason Kipnis. Per quanto riguarda Mike Clevinger invece, l’arbitration è alle porte; La sensazione è comunque quella che si possa anche arrivare ad un’estensione contrattuale durante questa Off-Season. 

Se Cleveland riuscisse a mantenere le sue star in roster, si troverebbe in una situazione di Pay Roll pulita, il che consentirebbe alla società di firmare dei giocatori di posizione (Mike Moustakas?) necessari per tornare a giocarsi i Play Off nel 2020.

L’annata non è stata delle più brillanti nel South Side di Chicago, ma la sensazione è che ci siano le basi per costruire qualcosa di importante negli anni a venire. Malgrado i buoni propositi di inizio stagione, il record di 72-89 non soddisfa la società e la Fanbase e allora sembra che sia arrivato il momento di provare a dire la propria nell’annata che viene. Nella scorsa stagione i White Sox sono stati a lungo accostati ai nomi di Machado e Harper, ma alla fine non sono arrivati nè l’uno nè l’altro. Il sogno di questa Off-Season si chiama Mookie Betts: a Chicago ci sono gli elementi necessari per intavolare una trade che coinvolga l’esterno destro anche se non sarà una facile impresa. Le alternative arriverebbero dalla Free Agency dove Marcell Ozuna e Nicholas Castellanos potrebbero essere un ottimo piano B. Ad ogni modo con la conferma di Abreu (che accetta la Quality Offer da 17.8M), assieme a Tim Anderson, Yoan Moncada e Eloy Jimenez formano i cardini dell’ attacco dei White Sox. Attenzione anche a Luis Robert, fresco di promozione in Triplo A, che potrebbe essere la soluzione in casa per rinforzare l’esterno del campo.

Nonostante Lucas Giolito sia finito sesto per il CY Young Award dell’American League, il resto della rotazione di Chicago è di quelle che non ti portano lontano e malgrado nel 2020 tornerà Michael Kopeck dall’operazione chirurgica che l’ha tenuto fuori tutto l’anno, il front office dovrà muoversi per aggiungere qualche pedina. Contando che Gerrit Cole e Stephen Strasburg difficilmente si muoveranno nel South Side, in quanto bloccherebbero l’intero mercato, ecco che i nomi di Zack Wheeler, Madison Bumgarner, Cole Hamels e Rick Porcello fanno parecchia gola.

Se dovessero centrare tutti gli obiettivi di mercato, i Chicago White Sox potrebbero inserirsi nella lotta ai Play Off, almeno tramite Wild Card.

Nel Mid-West è tempo di saluti: dopo 9 stagioni e una World Series vinta nel 2015, Ned Yost lascia Kansas City. Famoso per il suo gioco “smart”, Yost lascia il timone ad un altro fan della vecchia scuola, Mike Matheny che prende in gestione la panchina dei Royals dopo essere stato licenziato dai St. Louis Cardinals alla fine del 2018. Il manager non è però l’unica novità in casa Royals: cambia anche infatti il proprietario con David Glass che cede il comando a John Sherman.

Ecco che allora si inizia a pensare assieme al General Manager Dayton Moore le strategie da adottare per il futuro. 

Il 2020 dei Royals parte da tre sicurezze nel Line Up: Whit Merrifield conclude la stagione con una media battuta al di sopra del .300 e comanda la classifica di valide battute in stagione con 206, Adalberto Mondesi che malgrado una lunga assenza per infortunio, riesce a collezionare 43 basi rubate dimostrando di essere un ottimo baserunner oltre che uno dei migliori Short Stop della lega, e infine Jorge Soler che con 48 Home Run e 117 RBI stacca nettamente i suoi compagni in termini di produzione offensiva. Aggiungete volendo l’esplosione di Hunter Dozier, che conquista il ruolo di titolare in terza base, e il ritorno dall’infortunio di Salvador Perez e il Line Up diventa interessante. Non farà parte della rosa Alex Gordon che si vede rifiutata l’opzione di 23M esercitata ad inizio Off-Season.

Con la presenza di parecchi giovani interessanti in casa, alcuni che hanno anche già esordito in MLB (Nicky Lopez su tutti), la sensazione è che Kansas City non andrà a dire la propria in Free Agency. La rotazione è la parte più delicata del roster con Brad Keller, Danny Duffy e Mike Montgomery confermati partenti nella prossima stagione. A questi potrebbe aggiungersi Jorge Lopez, che ormai da anni la dirigenza sta aspettando per un salto di qualità. Se ci sarà lui o Junis dipenderà dai risultati del Camp invernale, poi ci si aspetta l’ aggiunta di un Free Agent a prezzo basso (si fanno i nomi di Michael Pineda e Wade Miley).

Nonostante Kansas City stia prendendo un percorso di crescita tutto sommato positivo (a parte i punti di domanda del sopra citato Lopez ed Erik Skoglund), difficile prevedere un approdo ai Play Off da parte della formazione di Matheny, anche la “small ball” ha già funzionato in passato.

Nella Motor City si passerà un inverno freddo, precisamente il quinto senza presenziare in Post-Season. I Detroit Tigers concludono il 2019 con un record 47-114 (il peggiore della Lega) senza davvero mai dare l’idea di poter competere veramente.
Matthew Boyd è rimasto a Detroit al termine della trade deadline, che ha visto invece la partenza di Shane Greene, fino a quel momento tra i migliori rilievi della lega.

Al momento non sembra ci sia volontà da parte della società di lasciar andare via il partente in questa Off-Season, a meno che l’offerta sia davvero allettante. Assieme a lui a far parte della rotazione ci saranno i confermati Jordan Zimmermann, Spencer Turnbull e Daniel Norris, più probabilmente un low-profile Free Agent (come fece il GM Al Avila due anni fa scommettendo su Mike Fires, a inizio 2019 scambiato a Oakland). 

Ovviamente l’attesa per il debutto di Casey Mize, Matt Manning e Tarik Skubal è davvero parecchia (potrebbero arrivare tutti tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021). Fino ad allora i Tigers terranno un profilo basso in termini di Free Agency, ed ecco che il Line Up a disposizione di Ron Gerdenhire rimarrà praticamente lo stesso, con l’aggiunta probabile di un prima base che possa battere per potenza (Eric Thames e Justin Smoak sono i nomi che circolano negli ultimi giorni).

In quel di Detroit si attendono orizzonti migliori e il 2020 sarà con tutta probabilità l’ennesimo anno di transizione.

Twitter: @bappeo
Nato e cresciuto nella provincia di Milano, attualmente vive a Berlino in Germania. Appassionato fin da piccolo di sport di ogni genere.
Nella stagione 2004 inizia a seguire attivamente le Major League di Baseball. Coincidenza vuole che quell' anno i Boston Red Sox spezzarono un digiuno dalla vittoria durato 86 anni, diventando così la sua squadra del cuore.

Autore della parte sui "miracle Mets" del 1969 nel progetto editoriale "Winners Out - Sport e gloria della New York anni 70" a cura di Alex Cavatton.