Get Win or Die Trying

Nick Anderson è pronto dalla sua solita posizione fissa anche con basi vuote, carica leggermente e lancia una fastball a 95mph in mezzo al piatto, Joe Panik colpisce una rimbalzante senza pretese verso Brandon Lowe, facile assistenza per il subentrato Ji-Man Choi e la stagione 2020 dei Toronto Blue Jays finisce il 30 settembre nell’odiato e più silenzioso del solito Tropicana Field.


Una stagione tutta particolare, con lo spring training prima cominciato regolarmente ma poi abortito causa pandemia mondiale, ripartito brevemente dopo mesi e una lunga e sofferta contrattazione tra le parti che ha dato come risultato una shortened season di 60 partite di regular season che ha visto il suo opening day posticipato al 24 luglio. Tra le varie particolarità di questo stagione c’è stato anche l’allargamento delle squadre ammesse alla post season permettendo ai Toronto Blue Jays di qualificarsi con un record di 32-28 (il primo positivo dal 2016, ultimo anno anche di apparizione alla PO) come migliore terza delle Division dopo un intenso rush finale con gli Yankees per provare ad assicurarsi il secondo posto divisionale che avrebbe permesso di evitare la corazzata Tampa Bay, destinata come scopriremo poi a farsi strada fino al grande ballo finale.

Un piccola premessa sulla season that was era doverosa per provare a scrutare gli astri sopra il Rogers Centre e indovinare cosa ci aspetterà nel 2021 (sperando che lo stadio che si specchia sul lago Ontario possa davvero ospitare le gesta degli uomini di Charlie Montoyo). Che Toronto potesse essere diventata più appetibile per i free agent rispetto al passato, in cui veniva preferita per nome e regime tributario più favorevole da metropoli come New York, Los Angeles o Boston, lo si era forse già intravisto l’anno scorso quando Shapiro convinse il mancino sudcoreano Hyun Jin  Ryu a legarsi ai Blue Jays per 4 anni. Nessuno però si sarebbe  immaginato un inverno così caldo dal punto di vista delle firme di giocatori senza contratto. Il front office diretto da Mark Shapiro ha da prima puntellato il roster firmando in arbitration Teoscar Hernandez (che viene da una solida stagione con .289/.340/.579 e 16HR e lotterà per uno degli ambiti posti nell’esterno) e il rilievo Ross Stripling, dopodiché gli uffici delle baseball operations si sono buttati a capofitto nel vasto mare delle free agency e, nel momento in cui scrivo, la pesca è stata abbondante e proficua.

I primi colpi sono stati la conferma di Robbie Ray, l’acquisizione del closer Kirby Yates e del rilievo e all’occorrenza partente Tyler Chatwood, tutti con contratto annuale. L’effetto statistico immediato, che speriamo di poter rivelare anche in modo tangibile sul monte, è stato il passaggio del parco lanciatori canadese da un desolante 17° posto nel ranking MLB ( sotto anche a Baltimore ) ad un già più onorevole 10° gradino, con la speranza di poter salire ulteriormente.

Il pezzo da 90, arrivato dopo un lungo corteggiamento del duo Atkins/Shapiro è stato però George Springer.

L’esterno del Connecticut (.270/.361/.491 le medie in carriera dopo 7 anni) aveva molte pretendenti in questa sessione e sembrava molto vicino ai rinnovati e ringalluzziti Mets. I Blue Jays si sono presentati con un contratto più lungo ( 6 anni per 150M di dollari )  e forse anche un progetto solido e credibile ed hanno chiuso l’operazione. Intorno all’arrivo dell’esterno si può creare un benefico effetto a catena come dimostra la firma di un annuale da 10M di Marcus Siemen, polivalente interno che verosimilmente a Toronto verrà usato in diversi ruoli, da SS per far rifiatare Bichette, in seconda accanto a lui oppure nell’hot corner in attesa di un padrone definitivo. A prescindere da venga schierato il californiano promette di innalzare magnificamente il livello sia nell’infield che nel box dove si spera possa riavvicinarsi al suo breakout year del 2019, quando piazzò una stagione da 33 homer chiudendo terzo posto nella classifica MVP.

Via trade coi NY Mets è stato aggiunto alla lista degli starting pitcher il mancino Steven Matz: un pessimo 2020 con inquietanti statistiche riguardanti hard hits e exit velocity concesse ai battitori avversari ma che il pitching staff canadese cercherà di recuperare puntando su una velocità ancora discreta e una buona K rate. Questa scelta ha lievemente raffreddato gli animi dei tifosi che dopo un’escalation di arrivi apparentemente inarrestabile hanno interpretato l’arrivo di Matz come una revisione al ribasso delle aspettative in ascesa per la stagione 2021, soprattutto quando sul mercato aleggia ancora lo spettro della Cenerentola Bauer (che nel frattempo sta letteralmente tirando matte le tifoserie di mezza america con allusioni, apprezzamenti e finti indizi sui social sulla sua futura destinazione).

Sgombriamo subito il tavolo da questo ingombrante convitato, le speranze di vedere il novello Cy Young in blu sono esigue, la concorrenza pronta a ricoprirlo di denaro non manca e molte franchigie necessitano di un nome col giusto hype per ravvivare anche l’interesse dei tifosi, prostrato da una stagione corta e lontana dai ballpark. Ciò non toglie che Shapiro dovrebbe fare un ultimo, grande sforzo per aggiungere un partente che sposti l’inerzia dell’AL East “North of the border” e verosimilmente questo potrebbe accadere via trade, sacrificando prospetti o eccedenze venutesi a creare col mercato.

All’esterno al momento sono 5 i potenziali titolari con il promettente Lourdes Gurriel Jr che potrebbe fare gola a diverse squadre in cerca di giovani in ascesa e capaci di alleggerire il loro payroll. Altro discorso invece per Randal Grichuk che pesa con un contratto piuttosto oneroso sulle casse del gruppo Roger Communications.

Anche dietro al piatto di casa base, cinque potenziali catcher sono troppi, anche da qui qualcuno potrebbe esser sacrificato per arrivare a SP di livello. I nomi? Via trade il sogno resta Luis Castillo dei Cincinnati Reds mentre in free agency i radar sono puntati su Jake Odorizzi, il Canada’s Hero James Paxton ( con una pericolosa propensione agli infortuni) e Taijuan Walker che si è comportato bene dopo la sua acquisizione alla dead tradeline del 2020.

Manca davvero poco  ai Blue Jays per trasformarsi in una realtà piena di talento buona sempre per il “maybe next year” ad una reale contender, e conoscendo la volubilità del baseball e delle leggi che lo governano ci sentiamo di dare solo un consiglio a Mark Shapiro, una sorta di adesso o mai più: “Get win or die trying”