Siamo in Texas, e più precisamente ad Hubbard, 72 miglia a sud di Dallas. La piccola cittadina prende nome da Richard Hubbard, 16° governatore del Texas, e le sue realtà non sono differenti dalle altre nello stato: la prima banca venne fondata nel 1881, 14 anni più tardi venne trovata una sorgente di acqua naturale che aiutò lo sviluppo del paesino, e le rotaie per collegarsi al mondo circostante iniziavano ad allungarsi. Nello stesso periodo, il 4 aprile 1888, nasce Tristan Edgar Speaker che col tempo diventerà più semplicemente “Tris”, anche se il suo soprannome sarà The Grey Eagle, l’aquila grigia.
La passione per il baseball cresce fin da giovane, Tris lavora nel ranch con le bestie e quando ha finito va ad allenarsi; lavorerà nel ranch fino a quando col baseball riuscirà a guadagnarsi da vivere. Un giorno però, cade da cavallo facendosi male al braccio destro, così per via dell’infortunio sviluppa la sua tecnica concentrandosi sul mancino. Batterà e lancerà di sinistro. Nel 1905 giocava a baseball al Forth Wort Polytechnic Institute, università privata Metodista, ma siccome in Texas il football pesa più della religione, ad una partita non si rinuncia mai. Tris rantola in una mischia facendosi ancora male, questa volta molto seriamente, e per quanto raccontato, sembrerebbe che i canoni medici del tempo avessero valutato addirittura l’amputazione del braccio che però, fortunatamente, non avvenne. Il football è un gioco duro, meglio lasciar stare…
Doak Roberts è l’allora proprietario dei Cleburne Railroaders, club che oggi milita nell’American Association of Indipendent Professional Baseball vestendo uno strano miscuglio di colori navy, orange, blue, cream e white, ma che ha un logo fighissimo con un picchetto di metallo dai baffi biondi che tiene una mazza da baseball in mano con fare minaccioso e abbastanza incazzato. Roberts appunto, si interessò al talento di Tris Speaker, il quale nel 1906 finì col sostituire un lanciatore di Cleburne che si era beccato una pallina in testa durante un match della Texas League; con Tris, i Railroaders avevano trovato anche un ottimo battitore, .318 di media battuta quell’anno. Fantastico.
Nel giro di breve, i Boston Americans si erano interessati allo youngster, ed avevano offerto 750 o 800$ che vennero accettati da Roberts per chiudere l’affare. Quei soldi erano l’equivalente di circa 22mila dollari oggi. Ma la madre di Tris era riluttante all’idea che il figlio potesse finire sotto l’egemonia della Major League, organizzazione che sempre secondo mamma, viveva sulle spalle dei giocatori trattandoli come schiavi. Parole sue, la lega maggiore le ricordava proprio la schiavitù. La madre di Tris avrebbe voluto vedere il figlio crescere lavorando coi bovini, o con compagnie petrolifere. E quanto si sbagliava signora…
Per fortuna dello sport, la volontà del ragazzo prevalse, ed il professionismo del diamante divenne l’elemento naturale di Tris. A Boston il team cambiò nome, dagli Americans vennero alla luce i Boston Red Sox su decisione di John Irving Taylor, particolarmente colpito da quelle calze appariscenti.
I numeri di Speaker si stabilirono tra quelli dei migliori della lega, fino a quando le 222 battute valide del 1912 gli consegnarono il titolo di migliore, MVP. Leader delle doppie (53), e degli home run (10), quel 1912 condito da 136 run e 52 basi rubate passò alla leggenda.
Come logico, i numeri calarono col tempo, ma nemmeno poi così tanto, e nello stile bostoniano che vuole veder a tutti costi il talento abbandonare le mura di casa, il personaggio di Joseph Lannin scambiò Speaker. Lannin però fu l’artefice dell’arrivo di Babe Ruth nella Boston che vinse il titolo 1915, e quindi la gravità della cessione di Tris passò inosservata, col senno di poi si può dire che Lannin, grazie al colpo del “Bambino”, evitò di finire sul patibolo.
Tris finisce a Cleveland, e la sua conoscenza della materia lo porterà a giocare ed allenare, inizialmente come assistente di Lee Fohl: il momento che resta nei libri viene registrato esattamente un secolo fa, nel 1920, quando i Cleveland Indians superano i Brooklyn Robins, che erano i Brooklyn Dodgers ma per via di Wilbert Robinson venivano chiamati “Robins”, per 5-2 nelle World Series.
5 a 2 sì, perchè la serie finale era prevista al meglio delle 9 sfide, e dopo essere andati sotto 2-1 nelle prime tre gare di Ebbetts Field, gli Indians di Tris Speaker infilarono 4 successi consecutivi a League Park concedendo solo 2 punti agli avversati newyorkesi nelle quattro uscite e mostrando una difesa di ferro. Le finali del 1920, furono le uniche a veder combinata questa serie di eventi: una triple play, un grande slam (il primo della storia delle WS), e un home run battuto da un lanciatore. Tutto successo in gara 5. I Cleveland Indians vinceranno quel titolo in onore di Ray Chapman, lo shortstop che perse la vita 12 ore dopo essere stato colpito alla testa da un lancio dello Yankee Carl Mays.
Da quelle World Series usciranno sei Hall of Famer, nove se contiamo anche i tre arbitri Bill Klem, Tommy Connoly e Hank O’Day. Tra questi c’è anche The Grey Eagle, uno dei migliori 100 giocatori della storia secondo la MLB e per descriverlo nella sua grandezza, non ci sono parole più belle di quelle utilizzate da Ogden Nash in uno dei suoi oltre 500 poemi intitolato Line-Up for Yesterday
S is for Speaker,
Swift center-field tender,
When the ball saw him coming,
It yelled, “I surrender.”
@AlexCavatton sport addicted dal 1986
Amministratore di Chicago Bears Italia
Penna di Huddle Magazine dal 2018
Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio
Autore dei progetti editoriali:
"Chicago Sunday - 100 anni di Bears"
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