Se volessimo definire la stagione 2019 di Major League Baseball in qualche maniera particolare, non potremmo che chiamarla la stagione dei Rookies. Si perchè questa stagione più che mai ha visto la promozione di parecchi ragazzi dalle Minors ed avere un impatto più che positivo nei rispettivi team. Giocatori come Fernando Tatis Jr., Eloy Jimenez, Vladimir Guerrero Jr., Pete Alonso, Mike Soroka per citarne alcuni, hanno preso subito in mano le redini degli attacchi e delle difese, mettendosi a disposizione dei diversi manager che stanno sfruttando a pieno le loro qualità.
Assieme a questi rookies di cui abbiamo parlato, tutti quanti inseriti tra i primi 20 nomi di “Top 100 Prospect” di MLB Pipeline (la speciale classifica delle Major League Baseball che si occupa di stilare un ranking dei migliori prospetti della stagione corrente), c’è un ragazzo che a differenza dei nomi fatti in precedenza non iniziava la stagione con le migliori aspettative, anzi in questa speciale classifica occupava “solo” il 56° posto.
Si tratta di Michael Austin Riley, ragazzo nato il 2 aprile del 1997 a Memphis, nel Tennessee.
Austin è un ragazzo umile, un lavoratore. Il classico esempio di atleta con abilità nella media che però grazie all’ impegno e alla costanza nell’ allenamento può arrivare lontano e farsi strada tra i più grandi.
Riley inizia la sua carriera da amatore nella squadra del liceo, i DeSoto Central High School a Southaven nel Mississippi, e come tutti i ragazzi di quell’ età si occupa sia di battere che di lanciare.
Difensivamente parlando il suo ruolo è di interbase, un ruolo che necessità abilità atletiche e un elevato controllo del corpo, per evitare errori che possono costare punti alla squadra.
Austin di quella squadra diventa il leader indiscusso e nel suo anno da Junior porta i DeSoto Jaguars alle finali di Stato perdendole. Si ripeterà nel suo anno da Senior questa volta con una vittoria del titolo.
Il suo allenatore del liceo rimane affascinato dalla sua ex stella e ad un’ intervista recentemente rilasciata ne parla così:
“Tanti giocatori sono grandi atleti, ma solo pochi hanno la capacità di esibirsi al più alto livello quando i riflettori sono i più brillanti. Austin ha battuto diversi walk-off e go-ahead home runs durante i playoff (si parla di liceo, ndr). Ha la capacità di rallentare e capire il gioco.”
Finita l’ esperienza liceale, Austin decide di andare al College ma allo stesso tempo di rendersi eleggibile per il Draft del 2015. La chiamata al draft arriva puntuale ed è la numero 41 del primo round, spesa dagli Atlanta Braves.
L’ avventura nelle minors dura cinque stagione e i risultati sono costanti, postando su un totale di 1748 At-bat una slash line di .284/.350/.854 che accompagna 86 fuori campo e 303 punti battuti a casa. Il vero problema di Riley nel suo approccio al baseball professionistico sono gli strikeouts (496 totali) che sono decisamente troppi. Basta pensare al fatto che 496 sono anche le valide totali battute dal giovane terza base.
L’ occhio però, si sa, si sviluppa con il tempo in un battitore e quindi Austin lavora parecchio sotto questo punto di vista e i risultati sono quelli sperati. Il 2019 infatti, aperto presso i Gwinnett Stripers squadra che milita in Triplo A, è l’ anno della definitiva consacrazione per Riley. I suoi numeri sono alle stelle: in 37 partite giocate infatti le medie battuta sono quelle di un fuoriclasse (.299/.377/.1057) e il contributo offensivo arriva di conseguenza con 15 home runs e 39 RBIs.
Proprio quella capacità di controllare il piatto è il fattore che ha permesso a Riley di raggiungere certe statistiche; gli strikeouts sono infatti 31 su 144 At-bat e quindi una proporzione di un K ogni 4,6 tentativi (che comunque non è poco) ma decisamente migliore di uno ogni 3.1 ovvero la AB/K prima del 2019.
Statistiche complesse a parte il ragazzo colpisce spesso la pallina e attira l’ attenzione di Brian Snitker, manager degli Atlanta Braves, che in seguito all’ infortunio di Eder Inciarte il 15 maggio, decide di promuovere Riley in prima squadra e facendolo esordire il giorno stesso contro i St. Louis Cardinals con il ruolo di esterno (nelle Minors ha quasi sempre giocato terza base dove si è dimostrato un ottimo difensore commettendo pochi errori).
La prima partita nelle Major è un momento emozionante per qualsiasi giocatore e questo può portare a delle prestazioni sotto le aspettative;
Non è il caso di Austin Riley che al secondo At-Bat con la maglia degli Atlanta Braves lancia una mina diretta agli spalti sull’ esterno destro.
La magia è appena iniziata per lo slugger di 22 anni che si ripeterà per altre 6 volte nel mese di maggio battendo 20 punti a casa. Non gli serve nemmeno un mese intero per vincere il premio di Rookie Del Mese nella National League, ma Austin non sembra aver voglia di fermarsi. Dopo solamente un mese e mezzo dalla sua prima partita nelle Lega Maggiore il totale di fuori campo totalizzati è salito a 15 mentre quello di RBIs e Run segnate sono rispettivamente 33 e 40.
I lanciatori nella massima categoria però sono un passo in avanti rispetto a quelli affrontati nelle leghe minori, e infatti il problema degli Strikeouts numerosi ritorna: Riley viene infatti eliminato per il 32,8% delle volte per punch out.
Nonostante ciò però il ragazzo continua il duro lavoro nel cercare di migliorarsi e niente meno che Freddie Freeman, suo compagno di squadra in prima base nonché All-Star affermato, ne esalta l’ approccio volenteroso in un’ intervista: “Sapevamo tutti che era un talento speciale. Abbiamo sentito tutti il lavoro che stava facendo nelle Minors, ma arrivare in prima squadra e avere l’ impatto che ha avuto si tratta di qualcosa di speciale” continua Freeman “Quello che mi impressione di più è quanto sia veloce a fare gli aggiustamenti necessari. Ogni volta che un lanciatore lo frega con un certo lancio, lui ci lavora e sei sicuro che al tentativo successivvo non ci ricascherà di nuovo”.
All’ arrivo di Austin Riley i Braves erano in una situazione di .500, ovvero un record di vinte e perse che va di pari passo. A questo punto della stagione Atlanta si trova in una situazione di 51-36, in testa alle NL East con 6 partite di vantaggio sui Phillies.
Ora non sono qui a dire che questo miglioramento di classifica sia dato solo dalle prestazioni del prospetto da Memphis, però sicuramente il suo contributo l’ ha dato.
Siamo solo all’ inizio di una splendida carriera per Austin Riley, che ci da un’ ennesima dimostrazione di come l’ impegno e la concentrazione possano portare a parecchie soddisfazioni nello sport.
Twitter: @bappeo
Nato e cresciuto nella provincia di Milano, attualmente vive a Berlino in Germania. Appassionato fin da piccolo di sport di ogni genere.
Nella stagione 2004 inizia a seguire attivamente le Major League di Baseball. Coincidenza vuole che quell' anno i Boston Red Sox spezzarono un digiuno dalla vittoria durato 86 anni, diventando così la sua squadra del cuore.
Autore della parte sui "miracle Mets" del 1969 nel progetto editoriale "Winners Out - Sport e gloria della New York anni 70" a cura di Alex Cavatton.