Il problema non è il talento, non lo è mai stato.
Il problema era capire cosa sarebbe successo nel momento in cui fosse rientrato in squadra, come lo avrebbero accolto, se gli avrebbero concesso una vera chance.
Come persona ancor prima che come giocatore.
Le dichiarazioni durante lo spring training di alcuni compagni non lasciavano presagire nulla di buono. Si era arrivati a parlare di taglio, di forzare la mano evitando quindi possibili distrazioni in una stagione fondamentale per i Bombers.
Nella notte tra mercoledì e giovedì Domingo German, dopo lungo esilio, ha definitivamente riconquistato la fiducia degli Yankees. Dei suoi compagni. Del Manager. Alla fine del 7o innig, rientrando nel dugout dopo una prestazione pressochè perfetta, gli sono andati a parlare tutti, complimentandosi per il primo scorcio di dominio dopo due anni interminabili e un lungo percorso di redenzione.
La partita di ieri notte sancisce quindi un nuovo inizio, quello tra la franchigia più vincente della storia degli sport americani e un ragazzo che nel 2019 era tra pitcher più dominanti della lega. Un anno chiuso con un record di 18-4 e la costante impressione di essere totalmente ingiocabile.
In mezzo ci sono state le 81 partite di sospensione per violenza domestica, una pandemia, la winter league con i Toros, due uscite disastrose per iniziare la stagione dopo un clamoroso spring training.
Il primo inning con gli Indians.
Se in quel momento lo avessero tirato giù dal monte ne avrebbero definitivamente minato la fiducia.
Boone invece, ci ha creduto, si è fidato. La squadra gli ha dato il supporto necessario. Domingo ha trovato le prime sensazioni positive dopo tante difficoltà chiudendo la sfida con Cleveland senza più concedere punti e ottenendo la prima vittoria dal 12 settembre 2019.
In quel momento è cambiata la sua stagione, probabilmente quella degli Yankees, sicuramente la sua carriera.
Poi è arrivata la consacrazione a Camden Yards. Uno dei ballpark più belli d’America. Quello da cui l’architettura del baseball moderno è ripartita, dopo anni di stadi multiuso, pressochè inguardabili.
Siamo ancora lontani dal German intoccabile del 2019. La ruggine è tanta, come hanno dimostrato le uscite invernali in LiDOM, un mezzo disastro dopo la no-hitter di squadra nell’opener, e quelle con Toronto e Tampa in questo inizio di stagione.
L’aumento di xBA, xSLG e xWOBA rispetto al 2019 ci raccontano di un pitcher che deve ancora ritrovare sé stesso nonostante velocità e movement dei suoi lanci siano già paragonabili a quelli del recente passato e gli spin rate di fastball e curveball, lanci di cui abusa, siano già oggi nell’elite della lega. Come la capacità di far girare a vuoto le mazze avversarie sui lanci fuori dalla zona di strike
Il problema, dicevamo, non è il talento, non lo è mai stato.
Serviva ritrovare fiducia, serviva un momento che raddrizzasse un piano inclinato da troppo tempo. La decisione di lasciarlo sul monte dopo quel primo inning disastroso con gli Indians ha dato la prima spinta, degli Orioles compiacenti erano l’aiuto di cui German aveva bisogno per ritrovare vecchie sensazioni ma la svolta definita è arrivata quando, sceso in quel dugout, tutti, nessuno escluso, l’hanno fatto sentire nuovamente un Bronx Bomber, parte della famiglia.
La famiglia più gloriosa del baseball.
Non ho idea di come possa finire la stagione degli Yankees, per me senza discussione la squadra più forte della AL nonostante le difficoltà incontrate in questo primo scorcio di stagione, ma se per caso ad ottobre dovessimo ritrovarci a “celebrare” la 28° World Series Pinstripe sono certo che uno dei momenti a cui tornerà subito la nostra mente è quello di mercoledì notte.
Erano le tre del mattino qui in Italia ed io, che sono Red Sox fino al midollo, ero sveglio, emozionato per il #55 in maglia grigia.
Ovviamenete senza nome, come tradizione nel Bronx impone.
Gli Yankees hanno ritrovato il proprio ace, il baseball un giocatore straordinario, io uno dei pitcher che mi ricordano ad ogni lancio perché amo questo sport.
Sperando, ovviamente, di non (ri)trovarci qui, tra qualche mese, a raccontare di un nuovo disastro fuori dal campo del nativo di San Pedro de Macoris.
Perchè sulle qualità all’interno del diamante invece, non ci sono mai stati dubbi.
Domingo is Back!