Era l’11 febbraio del 2020 quando i Red Sox finalizzarono la trade che spedí Mookie Betts e David Price ai Los Angeles Dodgers in cambio di Alex Verdugo, Jeter Downs e Connor Wong.
Il primo impatto che lo scambio ebbe sulla fanbase del Massachusetts fu di pura delusione.
Mookie Betts, l’eroe della Red Sox Nation, colui che fu il simbolo del titolo nel 2018, se ne andó, a detta di molti, per “un pugno di noccioline”.
Quello che fece arrabbiare ancora di piú i supporter fu la motivazione dello scambio, ovvero il fatto che la proprietá non voleva accontentare economicamente la sua superstar, rinunciando ad un MVP pur di rimanere al di sotto della Luxury Tax.
L´avventura di Alex Verdugo a Fenway quindi, inizió nel peggiore dei modi, con la responsabilitá di sostituire un giocatore che passa una volta ogni cent´anni.
La pressione sulle spalle di chi indossa la camicetta rossa di Boston é giá molto elevata, se poi si aggiunge la rabbia dei tifosi e le aspettative della societá, bé il compito diventa tutt’altro che semplice.
Sin dal principio Verdugo dimostra un carattere che va fuori dal comune. Le sue prime parole da Red Sox trasudano umiltá e voglia di far bene: “Ovviamente io non sono Mookie Betts. Lui é un giocatore fantastico che ha dimostrato di essere un MVP. Mi fa onore far parte di una trade che coinvolga anche lui. (..) Detto questo, io sono Alex Verdugo. So che c’è scetticismo attorno al mio nome, ma io dimostreró giorno dopo giorno di poterci stare qui, con la mia passione ed amore per il gioco e daró il cento per cento ogni volta che vesteró questa maglia.”
Queste dichiarazioni tuonarono all’interno della Clubhouse dei Red Sox durante lo Spring Training della scorsa stagione.
Nel 2020 peró le cose non girano bene per Boston e la squadra torna a concludere la stagione sotto il .500 dopo cinque anni che non accadeva.
La stagione di Verdugo segue l’andamento del team e si conclude con una slash line di .308/.367/.844 con soli 6 home run e 15 RBI.
Pochi punti battuti a casa, dovuti principalmente dal fatto che gran parte della stagione si é ritrovato nel ruolo di leadoff hitter.
Una statistica che salta all´occhio é il 20% di K rate, simbolo di grande frustrazione nella testa del ragazzo che, cosí come tutti gli altri battitori, ha subito le critiche ricevute durante tutta la stagione accorciata.
Il 2021 si apre con il cambio piú importante di tutti: via Ron Roenicke, arriva Alex Cora.
Cora, abbiamo detto piú volte, é un gran comunicatore ed in questo senso é riuscito a rigenerare molte mazze del lineup di Boston, a partire proprio dal venticinquenne originario di Tucson, AZ, il quale é diventato una pedina importante della squadra.
“É un five-tool player, un giocatore che offensivamente e difensivamente fa la differenza. Quando abbiamo bisogno di una valida importante e lui é nel box di battuta, sai giá come andrá a finire.” dice Alex Cora, dopo la vittoria in walk-off sui rivali divisionali dei Blue Jays, grazie ad un singolo di Verdugo.
Il lavoro di comunicazione messo in piedi da Cora, ha permesso ai due di sviluppare un rapporto quasi come tra padre e figlio, fondamentale tra un giocatore ed il suo manager. La sensazione di questo la si osserva ogni volta che Verdugo torna nel dugout dopo un turno di battuta. I due si scambiano opinioni, ridono, parlano e la fiducia nel giocatore accresce sempre di piú.
Ovviamente tutto ció si riflette sui numeri di Alex Verdugo che in questa stagione si sta dimostrando vero trascinatore della squadra.
L’esterno non é un giocatore che batte per potenza (“solamente” 9 home run quest´anno, a tre dal suo record personale, i 12 battuti con i Dodgers nel 2019), ma ha altre caratteristiche. Ha un´enorme capacitá di battere per contatto come dimostrano la sua media battuta (.289) e la sua BABIP (.300).
Nell’era dove gli strike out sono all’ordine del giorno, Verdugo é un giocatore con un´elevatissima disciplina al piatto (solamente 12,2 K%, top tre percentile nella Lega) e riesce a colpire valide in tutte le aree nella zona di strike.
Il suo pop non é elevatissimo (7.1 il launch angle), peró riesce spesso a battere gli shift avversari mandando la pallina in campo opposto ed a conquistarsi la base. Tant´é che da inizio anno ad oggi la percentuale di shift contro di lui é diminuita drasticamente.
Difensivamente parlando le statistiche avanzate non sono dalla sua parte (si trova nel bottom 8 percentile in Outs Above Avg), eppure ha giá deliziato il Fenway di alcune prese incredibili ed assist importanti.
Il fatto, poi, di giocare praticamente in tutti i ruoli dell’esterno, gli da una duttilitá che pochi giocatori offrono.
Sulle basi é un corridore abbastanza aggressivo che quando ha la possibilitá si butta nell´avanzare e quando puó ruba anche qualche bag (4 rubate quest’anno con il cento per cento di realizzazione).
All´etá di venticinque anni, Alex Verdugo sembra giá un veterano della MLB. Ovviamente la strada per diventare uno dei migliori é ancora lunga ed in questo momento é ancora troppo presto per dire fino a che punto si spingerá il ragazzo.
Ció che sappiamo é che il ragazzo é un lavoratore serio e solitario, che spesso si ritrova ore prima della partita ad allenarsi sui suoi difetti. Nonostante le catene d´oro, le bandane e lo swag, l´umiltá del ragazzo é ció che lo differenzia da tanti altri. Sempre pronto a migliorarsi e dare il massimo in campo. La fissazione di obbiettivi é importante per qualsiasi sportivo che voglia avere successo ed il raggiungimento di essi é ció che lo corona. Verdugo vuole questo per sé stesso e per i suoi compagni.
Il suo carisma e la sua personalitá lo hanno reso uno dei perni fondamentali di questa squadra che a questo punto della stagione, punta davvero a tornare in Postseason.
Manca ancora tanto alla fine della stagione regolare ed in American League East, viste le contender potrebbe succedere di tutto.
Una cosa é certa peró: i Red Sox hanno trovato il loro leader del futuro.
Il suo nome é Alex Verdugo.
Twitter: @bappeo
Nato e cresciuto nella provincia di Milano, attualmente vive a Berlino in Germania. Appassionato fin da piccolo di sport di ogni genere.
Nella stagione 2004 inizia a seguire attivamente le Major League di Baseball. Coincidenza vuole che quell' anno i Boston Red Sox spezzarono un digiuno dalla vittoria durato 86 anni, diventando così la sua squadra del cuore.
Autore della parte sui "miracle Mets" del 1969 nel progetto editoriale "Winners Out - Sport e gloria della New York anni 70" a cura di Alex Cavatton.