Quello per i giocatori nipponici in Major League Baseball il 2020 è stato un anno particolare, un po’ in linea con la stranezza diffusa che l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle ha portato con sé. Le sole 60 partite, con una preparazione arrestata sul nascere e mille altre problematiche, hanno sicuramente lasciato un asterisco su molte delle statistiche ottenute – ma offerto comunque spunti interessanti: Yu Darvish ha finalmente rimesso insieme tutti i pezzi del suo gioco che dopo la Tommy John Surgery del 2015 sembrava essersi perso, Kenta Maeda lontano da Los Angeles ha perso l’opportunità di vincere un anello ma è terminato secondo (o primo tra gli umani a giudicare dall’annata di Shane Bieber) nelle votazioni per il Cy Young dell’American League, mentre il gioiello più brillante – Shohei Ohtani – è uscito da un’altra stagione non all’altezza, frenato da nuovi problemi fisici e dando al nuovo GM degli Angels Perry Minasian una bella gatta da pelare in vista delle future annate per non sprecare il suo straordinario talento.
Il 2020 è stato però anche l’anno in cui moltissimi talenti del Sol Levante hanno lasciato la Nippon Professional Baseball per tentare il grande salto in MLB: Tsutsugoh, Akiyama e Yamaguchi, pur senza lasciare un segno indelebile nelle rispettive squadre, hanno giocato un buon numero di partite, con il primo capace di affacciarsi anche alla vetrina della World Series con i suoi Tampa Bay Rays.
È ormai chiaro che il trend di giocatori che passano da una parte all’altra del Pacifico è destinato solo che a crescere: la firma record nel giorno di Santo Stefano 2013 dell’oggi free agent Masahiro Tanaka con i New York Yankees ($155M in 7 anni) ha segnato un prima e un dopo piuttosto netto nel meccanismo del posting system che, oliato a dovere con i dovuti accorgimenti nelle prossime contrattazioni, renderà ancora più comodo ed equo il passaggio di giocatori tra le due più grandi Leghe di baseball al mondo.
L’offseason 2020-21 non farà eccezione a questa lunga onda e sono già diversi i nomi di giocatori nipponici che, tra chi ufficialmente postato e chi ha espresso la forte volontà, lasceranno la NPB per andare a giocare in MLB, il tutto contesi tra due fuochi: se in questo momento non c’è alcuna certezza su quella che sarà la stagione 2021, d’altro canto potrebbe rivelarsi una mossa vincente quella di essere postati prima delle rinegoziazioni del CBA (il cosiddetto “contratto collettivo”) fissate per dicembre 2021.
Tomoyuki Sugano
Il nome più altisonante è senza ombra di dubbio quello di Tomoyuki Sugano, al momento non ancora ufficialmente postato (mi perdonerete l’italianizzazione del verbo) ma che ha chiesto ufficialmente al suo club di compilare tutte le scartoffie burocratiche per permettere le contrattazioni con i club di Major League (ndr postato ufficilamente poche ore prima dell’uscita del pezzo). Il passaggio del 31enne lanciatore destrorso in Major League Baseball rappresenterebbe un momento storico per il baseball giapponese perché, se è vero che gli Yomiuri Giants già lo scorso anno permisero ad un proprio giocatore, Shun Yamaguchi, di venire postato, d’altro canto il suo caso era particolare poiché lo stesso giocatore nel momento della sua firma da free agent con i Giants nel 2017 fece inserire nel contratto una clausola apposita e legalmente vincolante. L’aprirsi al posting system per la squadra più vincente del Giappone mettendo in mostra il suo giocatore più rappresentativo segnerebbe un momento epocale per il baseball professionistico nel Sol Levante.
Le qualità di Sugano sono sotto gli occhi di tutti: nel corso del World Baseball Classic 2017 quando il Giappone affrontò gli Stati Uniti il manager statunitense Jim Leyland definì Sugano un “big league pitcher” ed il palmares tende a confermarlo: due volte vincitore dell’Eiji Sawamura Award (2017, 2018), MVP della Central League nel 2014, Tripla Corona nel 2018, sempre All-Star quando è stato in salute/si è disputato, più volte leader per vittorie, media ERA e strikeout e lo sfizio di lanciare una no-hitter ai playoff nel 2018 nella sentita stracittadina contro i Tokyo Yakult Swallows. Quando i problemi alla schiena subiti nel 2019 sembravano poterlo frenare, lui ha risposto con un’ultima annata da maestro (14-2, 1.97 ERA, 3 complete game shutout, 0.88 WHIP, 1.6 BB/9 e 8.6 K/9) mancando il terzo Sawamura Award della carriera solo per la stagione da pitcher d’altri tempi di Yudai Ohno (1.82 ERA, 10 CG, 6 SHO).
Il repertorio di Sugano presenta come lancio principale una fastball a 91-94 mph, la shuuto, ovvero la particolare sinker spesso utilizzata dai lanciatori destrorsi di scuola giapponese, e soprattutto una slider sopra la media come secondary pitch, condizione fondamentale per cercare di imporsi fin da subito in MLB. A differenza della splitter, spesso utilizzata dai pitcher nipponici, i lanciatori con un secondary pitch diverso come slider o changeup tendono ad avere un leggero vantaggio nel momento della transizione al nuovo campionato: come raccontato da Masahiro Tanaka, ma visibile anche su lanciatori come Ohtani e Yamaguchi, per differenze di grip tra le palline utilizzate nei due campionati occorre fare un lavoro enorme per modificare la meccanica della splitter e renderla efficace anche contro i battitori di MLB, andando a snaturare completamente il movimento che i giocatori imparano fin da piccoli in Giappone, cosa che invece non accade (o accade con frequenza minore) per coloro che invece si affidano a slider e cambi di velocità.
La grande forza di Sugano, che in quasi 200 partite con una media vicinissima ai 7 inning per uscita ha collezionato una media ERA di 2.63, resta senza ombra di dubbio il suo eccellente comando dei lanci: in carriera vanta 1.8 BB/9 (mai più di 41 in una singola stagione) ed una WHIP di 1.02. Di questo non ha certamente risentito il suo passaggio da groundball pitcher nella prima fase della carriera a strikeout pitcher a partire dal 2016, anno in cui ha messo a segno 189 K in 183.1 IP.
Il numero di strikeout (sopra gli 8.5 K/9 per tre volte in carriera) in MLB sarà probabilmente destinato ad abbassarsi, ma un giocatore descritto come “Yu Darvish con meno velocità, una dozzina in meno di lanci ma con una miglior location” certamente potrebbe dire la sua in un giusto ambiente.
L’addio di Tomoyuki Sugano dagli Yomiuri Giants potrebbe segnare un momento storico e probabilmente necessario: la seconda umiliazione consecutiva per mano dei Fukuoka SoftBank Hawks alla Japan Series ha messo in evidenza l’imbarazzante superiorità attuale della Pacific League sulla Central e lasciar andare una figura centrale dei Giants come Sugano – che saluterebbe così senza aver mai vinto il titolo in patria – potrebbe essere da stimolo per un rinnovamento per la squadra tradizionalmente più legata al passato come Yomiuri, un processo che prima o poi (forse più prima che poi) prenderà piede con l’addio di Tatsunori Hara, zio di Sugano, dalla guida della squadra per lasciar spazio ad un’altra leggenda del club, Shinnosuke Abe, per diciannove anni ricevitore dei Giants ed attualmente manager del farm team.
Kohei Arihara
Un nome destinato a passare magari un po’ più sottotraccia rispetto a Sugano è quello del classe ‘92 Kohei Arihara, anch’egli lanciatore destrorso, in forza agli Hokkaido Nippon-Ham Fighters, squadra con cui nel 2015 ha vinto il premio di Rookie dell’anno in Pacific League e l’anno seguente la Japan Series.
La scuola di Sapporo ultimamente ha prodotto dei lanciatori importanti come Darvish e Ohtani (di cui è stato compagno di squadra e grande amico) ed il nome di Arihara, per quanto meno altisonante, potrebbe ritagliarsi uno spazio interessante in una rotazione di Major League come mid-rotation starter. Dopo un grande 2019, concluso con un record di 15-8, 2.46 ERA, il career high di strikeout (161) ed una WHIP inferiore all’unità per la prima volta in carriera (0.92), il nativo di Hiroshima non si è mantenuto sui medesimi livelli anche nell’ultima stagione, alzando esattamente di un punto la propria media ERA (3.46) e ritornando sugli standard di strikeout sui nove inning (7.2) probabilmente più veritieri rispetto all’exploit dell’anno precedente.
I numeri, innanzitutto, sono da porre nel giusto contesto: la Pacific League, come già detto, in questo momento presenta un livello qualitativo estremamente superiore alla Central League (dove è stata possibile un’annata da dead ball era da parte di Ohno) e le prestazioni di Arihara segnano una continuità nella sua maturazione, sino a questo momento costellata da grandiosi momenti (per tre volte in carriera è stato MVP del mese e due volte All-Star) e alcuni momenti a vuoto.
Da un repertorio di lanci piuttosto vasto spiccano la fastball (91-94 mph), il cambio di velocità come eccellente secondary pitch (81-84 mph) per cui ritorna il discorso fatto in precedenza, ed una serie di altri lanci (cutter, two-seam, slider, forkball) utilizzati tutti nel 10-15% dei casi senza una particolare forbice di differenti velocità, ed una curva usata molto più raramente e che sfiora appena le 70 mph.
La chiave per un buon approccio di Arihara con la Major League Baseball starà certamente nell’efficacia del suo cambio di velocità, spesso descritto come uno dei migliori lanci nel panorama nipponico, e proseguire nel trend che lo ha visto nelle ultime stagioni essere più costante nell’abbattere il numero di fuoricampo subiti (0.7 HR/9 nelle ultime due stagioni) e la sua WHIP (1.03 nelle ultime due stagioni in confronto all’1.21 della carriera)
Haruki Nishikawa
L’unico position player che potremmo vedere tentare il salto da NPB a MLB, dato che il tanto atteso Seiya Suzuki si è preso un altro anno per valutare il suo futuro lontano dal Giappone, sarà con ogni probabilità il 28enne Haruki Nishikawa, esterno centro degli Hokkaido Nippon-Ham Fighters del quale è anche capitano, simbolo della sua importanza nella clubhouse e tra la fanbase dell’estremo nord.
Battitore mancino, leadoff ed esterno per queste caratteristiche è stato spesso accostato a Shogo Akiyama (con cui, seppur quattro anni più giovane, condivide il compleanno), ma la verità è che Nishikawa e l’attuale giocatore dei Cincinnati Reds sono piuttosto diversi.
Nishikawa fa della sua arma principale la velocità tra le basi: in quattro delle nove stagioni da professionista ha rubato almeno 40 basi (compresa l’ultima, in cui è arrivato a 42 SB in 115 gare – secondo solo all’interbase degli Hawks Ukyo Shuto giunto a quota 50), per un totale di 287 in carriera ed una percentuale di successo dell’86.4%. La OBP di .430 messa insieme nel corso del 2020 ne fanno sicuramente un perfetto prototipo di leadoff, maturato sotto la guida di Hideki Kuriyama che fa della disciplina al piatto uno dei cavalli di battaglia, massimizzando le basi su ball e limitando gli strikeout – tanto che Nishikawa è riuscito per la prima volta in carriera nel 2020 ad ottenere più quattro ball (92) che tre strike (84), qualcosa di mai riuscito ad Akiyama che invece a Seibu aveva una OBP più bassa (.376 contro la .382 in carriera di Nishikawa), meno basi rubate (112, mai oltre le 18 in una singola stagione), ma una maggiore potenza tramutata in una maggior OPS (.829 contro .775).
Proprio i numeri da “bombardiere” estremamente limitati di Nishikawa, con 51 HR in 1097 partite ed in doppia cifra solamente nel 2018, fanno sorgere qualche dubbio sulla sua possibile resa in MLB. Se un giocatore proprio come Akiyama (116 HR in 1207 partite) ha chiuso la propria prima stagione a stelle e strisce senza long shot in 54 gare (dopo averne battuti 69 nei precedenti tre anni in NPB) la totale assenza di power ed una media battuta più bassa (.286 in carriera, .306 nell’ultimo anno) potrebbero rappresentare un ostacolo troppo grande da superare per Nishikawa nella Major League moderna.
A livello difensivo Nishikawa si è portato a casa tre Golden Glove (2017, 2018, 2019), frutto della sua grande velocità che gli permette di coprire ampi spazi di campo esterno (dove è stato spostato permanentemente solo dal 2016, anno del titolo con i Fighters) ma di un braccio non estremamente potente.
Per Nishikawa potrebbe prospettarsi un ruolo da quarto esterno in una formazione di Major League con l’importante plus della sua velocità da poter utilizzare anche come pinch runner, ma in un mercato degli esterni dove a tirare i fili sarà la caccia a grossi nomi come George Springer e Marcell Ozuna il suo potrebbe rappresentare una soluzione low-cost per molti team.
Hirokazu Sawamura
L’ultimo nome tra quelli che potrebbero tentare il passaggio dalla NPB alla MLB è quello di Hirokazu Sawamura, lanciatore destrorso classe 1988 attualmente in forza ai Chiba Lotte Marines, dove si è trasferito a stagione in corso dopo una lunga militanza di nove anni e mezzo tra le fila degli Yomiuri Giants (con i quali vinse la Japan Series nel 2012) e che per qualche ragione a me ignota è l’unico dei giocatori citati ad avere una voce dedicata sulla versione italiana di Wikipedia, anche più estesa rispetto alla controparte inglese.
Il caso di Sawamura è diverso da quelli precedentemente trattati poiché il lanciatore ha raggiunto lo status di International Free Agent, come fu per Akiyama la scorsa offseason, e dunque non dovrà essere postato dalla propria squadra ma venire trattato come un normale free agent (come nel caso di Spencer Patton e Robert Suarez che, dopo annate spese rispettivamente con Baystars e Tigers, potrebbero rimanere in Giappone o firmare con una squadra di MLB).
Per Sawamura, dopo un avvio di carriera straordinario riconosciuto dal premio di Rookie dell’anno nel 2011 e due stagioni consecutive da 10+ vittorie eguagliando numeri riusciti solo alla leggenda dei Giants Tsuneo Horiuchi, complice uno dei peggiori run support della lega c’è stato stato un leggero calo che ha spinto la dirigenza dei Giants prima della stagione 2015 a spostarlo dalla rotazione al bullpen, rivoluzionando il suo modo di giocare. Dopo l’incredibile numero di 73 salvezze tra le stagioni 2015 e 2016, un infortunio alla spalla lo ha costretto a saltare tutta l’annata 2017 e inventarsi una terza volta in carriera come middle reliever, dove ha inizialmente faticato prima di ritrovarsi sui numeri a cui era abituato con un grande 2019 (55 K in 48.1 IP) ed una grande boccata d’ossigeno nel momento del suo trasferimento a Chiba Lotte, dove ha chiuso il 2020 con 4 punti subiti in 20 riprese lanciate aiutando a riportare i seagulls ai playoff che mancavano dal 2016.
Arrivato all’ultima chiamata per un suo approdo in Major League, Sawamura contro ogni logica potrebbe ritagliarsi un discreto spazio all’interno di un bullpen: al momento del suo passaggio da partente a rilievo, lavorando molto su questo aspetto, ha notevolmente incrementato la sua velocità, tanto che nell’ultima stagione la sua dritta si assestava tra le 96 e le 99 mph, numeri che possono certamente aiutare nel passaggio in una lega in cui spesso i lanciatori nipponici faticano per la minor velocità della dritta rispetto ai colleghi del continente americano. La splitter, suo principale lancio secondario, viaggia intorno alle 93 mph e con slider e cutter – quest’ultime molto meno usate nel suo passaggio a rilievo – completa il suo arsenale non molto ricco ma essenziale ed efficace.
Difficile invece andare a sviscerare i numeri per un giocatore che si è dovuto reinventare così tante volte: le statistiche più recenti, ovvero da quando è diventato uomo da 7°/8° inning, dicono di una grande impennata del numero di strikeout (9.9 K/9 nelle ultime tre stagioni) ma anche di un controllo un po’ più deficitario rispetto agli albori della sua carriera (nel 2020 ha chiuso con 18 BB e 3 WP in 34.1 IP).
Un suo sbarco in Major League molto probabilmente non cambierà le sorti di una squadra, ma l’aggiunta di un braccio capace di essere costante nella metà alta delle 90 miglia potrebbe sempre far comodo. Da non sottovalutare, inoltre, la sua presenza nello spogliatoio: superata la sempre presente barriera linguistica potrebbe essere una figura certamente non banale. Parliamo di una giocatore il cui motto è “vivere spericolato”, descritto da chiunque – compreso se stesso – come logorroico e capace, nel momento in cui ha fatto l’esordio con Chiba Lotte e la sua casacca non era ancora pronta, di prendere quella numero 106 del compagno Akihiro Fukushima perché 106 è il numero con cui è catalogato il Pokemon conosciuto in Occidente come Hitmonlee ma con il nome ufficiale giapponese di “Sawamuraa” (apparso poi sulla sua casacca in occasione del players weekend in salsa nipponica). Insomma, se avete amato Munenori Kawasaki e le sue interviste la figura di Sawamura potrebbe rivelarsi interessante.